giovedì 15 marzo 2007

di Gianfranco Barbieri

L’intervento che Chris Hinze ha tenuto a Milano nel corso del Legal Marketing Luncheon ha messo in evidenza alcuni aspetti importanti riguardo ai nuovi strumenti a disposizione delle libere professioni in Italia, come ad esempio la possibilità di adottare strumenti e strategie di Marketing per sviluppare proprio il business, per contenere gli inserimenti della concorrenza e per attrarre nuovi clienti.

La lezione di Hinze su come si redige un piano di Marketing è partita dal presupposto – sostanzialmente innegabile, se si escludono alcune isolate eccezioni – che gli Studi professionali (in particolar modo quelli legali) in Italia siano ancora lontani dall’aver raggiunto la piena consapevolezza dell’importanza di una adeguata promozione delle attività dello Studio e dell’immagine che esso proietta all’esterno. Questa debolezza è evidente se si confrontano le risorse impiegate per il Marketing in Italia con le medie del mondo anglosassone, e ancor di più se si registrano le forti resistenze dei vertici di categoria al cambiamento normativo, sintomo della volontà di mantenere il più possibile lo status quo antea; le perplessità circa l’opportunità di una riforma “liberalizzatrice” non sono diminuite dopo il 2006, quando il Legislatore si è allineato con le richieste sempre più pressanti del mercato. Tuttavia, con il riconoscimento delle potenzialità insite nella nuova normativa, sta crescendo anche in Italia la ricerca di consulenti per la Comunicazione e il Marketing, la nuova frontiera per lo sviluppo degli Studi professionali.

Quando si discute di futuro delle professioni liberali, comunque, è necessario mettere da parte l’entusiasmo e valutare bene le azioni da intraprendere. Il Marketing è indubbiamente la novità che esercita la maggior attrattiva al giorno d’oggi, la parola magica che evoca un aumento degli utili e un incremento del business. Ma ad una più attenta analisi, altri aspetti meno appariscenti ma cruciali nella loro essenzialità sono da anteporsi alla sola ricerca dell’espansione.

Il più importante di questi aspetti è l’organizzazione. Uno studio curato dal Prof. Giovanni Costa dell’Università di Padova sullo status organizzativo degli Studi di Dottori Commercialisti nel novembre 2003 – unico in Italia – ha rilevato come il percorso evolutivo delle professioni sia ancora lungi dall’uniformarsi alla media anglosassone, che conta Studi molto dimensionati e con una forte immagine di gruppo. Le realtà italiane sono ancora molto legate al territorio e in gran parte si basano sulla reputazione personale del singolo professionista associato, che mette in campo come valore qualificante per i clienti la propria competenza tecnico specialistica. Solo gli studi più grandi hanno incorporato una “cultura dell’organizzazione”, che comporta la standardizzazione delle procedure e la capacità di pianificare progetti a medio-lungo termine allocando le risorse adeguate.

“Il 40% degli intervistati dichiara di non avere una articolazione interna della struttura (aree funzionali, dipartimenti, ecc…) e il 24% di non aver proceduto alla formalizzazione delle procedure di lavoro interne. Pur in presenza di carenze in termini di integrazione organizzativa, la rete informatica è molto sviluppata: il 96% degli studi è dotato di una rete interna (gestita da un responsabile dello studio) su cui opera un software gestionale integrato (44%) … Le politiche di comunicazione interna si basano sul mutuo adattamento attraverso strumenti informali. Nella comunicazione esterna sembra non rientrare il problema dell’immagine poiché nell’86% dei casi manca una politica pianificata di gestione del brand … La gestione delle risorse umane è assegnata ad un responsabile nel 58% dei casi, anche se quest’ultimo spesso opera in assenza di una politica formalizzata” (Gianecchini, “Professionalità e struttura”, 2003).

Alla luce di questi dati è lecito domandarsi se l’entusiasmo e l’interesse per i piani di Marketing e i consulenti d’Immagine non sia in molti casi prematuro. Il professionista della Comunicazione e dell’Immagine necessita (e, soprattutto se abituato a lavorare su realtà internazionali, si aspetta) un grado di organizzazione da parte del committente che in Italia non si può dare per scontato, perché gli Studi sono storicamente poco orientati alla pianificazione. Lo sviluppo verso forme di progettazione e di gestione tipiche delle imprese non professionali, orientate all’efficienza e all’ottimizzazione delle risorse produttive, è infatti ancora lontano dalla sensibilità del professionista italiano.

La lungimiranza nelle strategie di mercato sarà probabilmente il fattore decisivo nel nuovo mercato delle libere professioni del prossimo futuro. La cura dell’Immagine, la scelta del posizionamento e i piani di Marketing dovranno tuttavia essere fatti rientrare, o ancor meglio dovranno essere preceduti, da una attenta e rigorosa ristrutturazione dell’organizzazione interna che metta in condizione la Direzione di gestire la pianificazione di qualsiasi politica innovativa.

Riferimenti bibliografici:
Costa, Gianecchini, Gubitta, Sasso, “Professionalità e Struttura – Knowledge management ed evoluzione organizzativa degli studi professionali”, 2003

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