martedì 27 febbraio 2007

Il controllo di Gestione

di Gianfranco Barbieri

Riproponiamo un intervento svolto in occasione del Congresso Nazionale di Agrigento nel 1995, ritenendo che i temi trattati siano (forse più di allora) di grande attualità, avendo parlato di riforma delle professioni, di esclusive, prerogative, pubblicità e organizzazione per un migliore svolgimento della professione di Dottore Commercialista.

Atti dell'intervento:

"Impostare un sistema di controllo anche all’interno dello studio offre un’interessante opportunità per testare su di noi ciò che applichiamo sui nostri clienti"
Convegno Nazionale di Agrigento
28-30 settembre 1995

Un ringraziamento innanzitutto va rivolto agli Organizzatori per il tema proposto, ai relatori ed all’attenzione della Categoria, ed alla meravigliosa Sicilia per la generosa ospitalità.
Entrando subito nello svolgimento del tema affidato alla mia relazione consentitemi di svolgere alcune considerazioni volte a meglio identificarne significato e scopi.
Ritengo non avrebbe alcuna utilità rivolgermi a una platea tanto qualificata con scopi didattici.
Mi pare, diversamente, importante approfondire quali le problematiche connesse allo svolgimento di una attività di controllo di gestione nei confronti delle aziende clienti, avente caratteristiche di specificazione tecnica, ma anche impatto sulla politica di posizionamento dello studio professionale nel mercato della consulenza.
Tale approccio risulta quanto più appropriato nel contesto di queste giornate di Convegno, vista l’attenzione ai problemi di Categoria, voluta dai Consigli Nazionali, che da sempre le contraddistingue.

Convegno e non Congresso
I Congressi Nazionali privilegiano la trattazione di temi di intrinseca natura culturale, al fine di qualificare la professione di dottore commercialista nell’ambito della società civile ed, in particolare, in quello degli operatori economici; i Convegni Nazionali sono così stati pensati dai Consigli Nazionali, che si sono succeduti, quali incontri di orientamento interni per vocazione, seppure di fondamentale rilevanza esterna in attuazione delle mozioni votate dalla Categoria.
La ragione per la quale, sempre più numerosi, i Colleghi si avvicinano ai Convegni Nazionali è quella di analizzare e prospettare insieme quale è il futuro della professione, alla luce delle maggiori generali difficoltà che si incontrano quotidianamente, in un ambiente in costante cambiamento ed in un ambito socio-politico non sensibile alle istanze delle libere professioni.
Tutti gli interventi degli illustri relatori che mi hanno preceduto in queste giornate ed, in particolare, quelli del presidente Loris Mancinelli, del prof. Angelo Provasoli e del consigliere Giovanni Nidasio, hanno evidenziato quale momento delicato stia attraversando la professione di dottore commercialista e quali siano le possibili risposte e proposte della Categoria e dei singoli iscritti a trasformare l’attuale condizione di disagio, diversamente, in opportunità di sviluppo e di nuovo posizionamento dei servizi professionali proposti dai dottori commercialisti alle imprese.
Certamente disorientano, opinione pubblica e colleghi, i recenti “attacchi” di Confindustria, “l’attenzione” del Autorità Antitrust, la mancanza di chiari provvedimenti legislativi in ambito delle prerogative riconosciute alla professione di dottore commercialista e gli interventi normativi, non certo moralizzatori ed evolutori, del senso civico, quali il concordato di massa, e non ultimo, l’avvio dei Centri di Assistenza.
Come avrete notato, nell’esposizione, con naturale fastidio, non ho usato il termine esclusive, bensì prerogative, riferendomi alle specificità della nostra professione e ciò perché mi sono via via convinto che non esista più la possibilità politica di vederci riconosciute dal Legislatore le giuste esclusive, pure auspicabili nell’interesse della fede pubblica.
Non va, infatti, trascurato l’intendimento che puntualizzò il Legislatore delegando al Governo, con la Legge 28.12.1952 n.3060, l’emanazione del DPR 27.10.1953 n.1067 (ordinamento della professione di dottore commercialista).
Detta legge recita “…omissis…a) la determinazione del campo delle attività professionali non deve importare attribuzioni di attività in via esclusiva. …omissis…”.

Prerogative e non esclusive
Quante volte ci siamo incontrati nelle sedi istituzionali e tra amici per lamentare la mancanza di esclusive riservate alla nostra professione e quante delusioni abbiamo dovuto accertare constatando che il nostro lavoro di identificazione di aree specifiche di attività aveva unicamente utilità “classificatoria” e non era invece base di una seria revisione delle prerogative riservate per legge, e non solo tipiche, alla nostra professione.
Ed allora è giunto il momento di prendere serenamente atto dello stato delle cose, modificando le nostre strategie di Categoria, quanto di singoli.
Infatti, mentre noi stiamo portando avanti una politica sindacale giusta, ma improduttiva di effetti positivi per il futuro della professione, i nostri concorrenti, in modo discutibile dal nostro punto di vista ma certamente efficace, conquistano posizioni e rafforzano gli spazi conquistati.
All’ingresso della professione ciò fanno gli “abusivi” e le Associazioni di categoria, queste ultime oramai regolarizzate nei Centri di Assistenza ed i primi in attesa di legalizzazione. Ma cosa dire pure del comportamento concorrenziale dei giovani colleghi? Anche questi fatti sono discutibili e censurabili; ma quale ricetta suggeriscono ai giovani l’ordinamento e la deontologia per risolvere il problema di avvio in economia e del mantenimento dei propri studi professionali?
Altrettanta concorrenza subiscono gli studi maturi che si scontrano con la realtà delle società di revisione. Quasi tutte queste società sono affiancate di studi di consulenza formati da nostri iscritti ai quali sono affidati gli interventi consulenziali e di attuazione, alle stesse società di revisione legalmente preclusi, quali l’area fiscale e tributaria o l’assunzione di cariche sindacali a volte nelle stesse società certificate: questa “vicinanza” andrebbe indagata presso gli iscritti.
La tenaglia dei concorrenti che sta schiacciando la professione di dottore commercialista non è fatta di regole rispettate, ma di concorrenza senza regole e, può essere contrastata solo con strumenti adeguatamente moderni ed iniziative del Consiglio Nazionale, dei Consigli d’Ordine, di Categoria, di gruppi spontanei di colleghi e dei singoli, se tutti definitivamente convinti che le attribuzioni della nostra professione sono prerogative e non esclusive riservateci dalla legge.

E allora cosa fare?
Non voglio certo in questa breve relazione proporre soluzioni miracolistiche agli enormi problemi che l’impegno di ciascuno dei soggetti citati sta affrontando, ma mi sia consentito suggerire una diversa ipotesi di lavoro per uscire dalla quotidianità delle soluzioni, diversa per approccio a quanto sin qui è stato naturale elaborare: ci vorrebbero esclusive legalmente tutelate!
A mio parere il futuro della nostra professione può essere garantito solamente dall’impegno di tutti i soggetti elencati precedentemente che hanno ruolo nella vita della Categoria ovvero: il Consiglio Nazionale, i Consigli d’Ordine, le Associazioni di Categoria, i gruppi spontanei di colleghi e, soprattutto, i singoli colleghi.
Da noi singolarmente comincia la difesa della professione.
Ma anche se l’impegno di ciascuno a migliorare continuamente le proprie preparazione, organizzazione e quindi offerta di servizi professionali, venisse enfatizzato, ciò sarebbe insufficiente a fronteggiare la competitività del mercato della consulenza, e qui ritorno al mio argomento specifico, poiché l’azione dei singoli per il raggiungimento di risultati eccellenti necessita soprattutto di una corretta guida ed orientamento comune a tutta la Categoria, di idonei strumenti legislativi strutturali di supporto, di immagine, di organizzazione e di formazione.
Il successo di avere visto riconosciuta in sede europea la professione di dottore commercialista, quale professione economico-giuridica, ci impone un sacrificio, ovvero quello di elevare, come del resto previsto nell’Unione Europea, la durata del corso di laurea in Economia e Commercio a cinque anni.
Sarà un sacrificio, ma giustificatissimo per il futuro della professione.
Il Consiglio Nazionale continui questa azione.
Io credo, però, che per una concreta tutela della professione nel quotidiano rapporto con il mercato della consulenza, in particolare per i servizi ad alto valore e qualificazione a cui tutti aspiriamo, il Consiglio Nazionale e tutta la Categoria debbano ipotizzare ed auspicare nuove vie di sviluppo e di rafforzamento delle nostre realtà, quali:

  • le società professionali, tenendo conto della necessità che queste si possano dotare dei necessari capitali e di uomini, scegliendo anche al di fuori degli Albi;
  • il riconoscimento del diritto degli Studi a fare pubblicità alle proprie specializzazioni e caratteristiche organizzative per supportare i propri progetti di sviluppo e di diversificazione;
  • il superamento di punti fondamentali indagati dall’Autorità Antitrust quali, tra gli altri:
    1) le barriere di accesso alla professione;
    2) l’imposizione di tariffari;
  • l’attivazione concreta di un Centro Studi di coordinamento per l’informazione, l’approfondimento e per il raggiungimento e diffusione di direttive comuni sui grandi temi;
  • flessibili modelli organizzativi di sviluppo ai quali riferirci.
    Con riferimento, infatti, a questo ultimo punto, non si comprende il perché ciascuno Studio debba ancora avventurarsi nella progettazione e costruzione empirica del proprio modello organizzativo e sistema informativo anche con riferimento alla scelta del tipo di hardware (minisistemi, reti e altro) e software di base (sistemi operativi) quando il problema da sottoporre a studio e soluzione è il medesimo per ogni realtà e potrebbe essere facilmente affrontato e risolto con modalità e costi estremamente contenuti, tenendo conto dell’enorme base di iscritti presso i quali troverebbe applicazione il risultato degli sforzi comuni.

Esaurendo lo spazio che mi sono ritagliato per queste riflessioni, mi pare di avere sufficientemente chiarito il mio pensiero in merito alle prospettive ed al futuro della professione di dottore commercialista, enunciando alcune proposte che ritengo di indispensabile attuazione, qualora la Categoria voglia realmente affrontare con successo il tema della consulenza aziendale.
Ora, essendo in sede di Convegno, come già anticipato, l’approfondimento delle specificità delle metodiche di impianto di un sistema di controllo possono essere tralasciate, poiché lo scopo dell’iniziativa non è di natura didattica bensì di politica professionale.
L’approfondimento di ogni tema che si propone ad una platea, e qui quello del controllo di gestione, porta ad affermare che ogni intervento in pubblico, ed oggi a pubblico tanto qualificato, deve necessariamente evolvere e possibilmente innovare quanto già detto e scritto da vari autori.
Al fine di sensibilizzare i colleghi alla “nuova professione”, scopo che mi sono proposto in questo intervento, ritengo maggiormente utile delegare la curiosità di approfondimento della materia aziendale alle diverse pubblicazioni esistenti, limitandomi, quindi, ad alcune ultime riflessioni in merito agli effetti di tale scelta.
L’impostazione di un sistema di controllo anche all’interno dello studio può essere esperienza interessante per ciascuno di noi al fine di studiare, comprendere ed approfondire i problemi economici-contabili del controllo, a scopo gestionale e non a scopo legale come siamo abituati, con ciò entrando nel vivo della realtà e, quindi, modificando il modo di proporci alla clientela in relazione ai problemi di funzionamento dell’impresa, affiancando progressivamente l’imprenditore nelle scelte strategiche ed avviandoci alla consulenza di direzione.
Trattare la materia aziendale evolve l’esperienza del professionista continuativamente, poiché questi si trova ad operare al di fuori di regole vincolanti, diversamente da quanto accade, ad esempio, per la materia tributaria e per il controllo legale dei conti, quindi, nella necessità ed opportunità di sollecitare massicciamente la fantasia per ipotizzare soluzioni.
Il diverso tipo di problematiche proposte dalla materia aziendale, quindi, arricchisce il professionista poiché consente di “capitalizzare” ogni esperienza, diversamente da quanto accade per altre materie trattate dalla professione, quale quella fiscale, per le quali la conoscenza è soggetta a grandissima obsolescenza, poiché ovviamente soggette a revisioni normative.
E’, quindi, con l’auspicio che la Categoria possa raggiungere nuovi equilibri per una migliore qualità della vita e realizzazione professionale, che passo la parola al Presidente, al quale nuovamente esprimo gratitudine per l’ampiezza dei temi e la invidiabile organizzazione del contesto di trattazione al quale mi è stato consentito dare personale contributo.

Articolo in formato PDF di Gianfranco Barbieri

Questo articolo, oggi come allora, è solo un sasso nello stagno. Gradiremmo ricevere commenti e spunti per approfondire la questione.

martedì 20 febbraio 2007

Gentile Collega,

nel mese di marzo sono in programma due riedizioni del Master Breve "Guida allo sviluppo del Sistema Qualità nello Studio professionale", organizzato da ACEF in collaborazione con lo Studio Barbieri & Associati.

Sul sito dell'Associazione è possibile scaricare il programma in formato PDF ed effettuare l'iscrizione online. Le date fissate sono rispettivamente il 20-21-22 marzo 2007 e il 27-28-29 marzo 2007.

ACEF, Associazione Culturale Economia e Finanza, è attiva dal 1990 nella promozione di eventi (convegni, corsi, tavole rotonde, master brevi) su temi specifici di interesse per i Professionisti e gli Studi Professionali, in collaborazione con prestigiosi relatori e con Enti ed Istituzioni del mondo professionale, economico e finanziario.

Per conoscere meglio l'Associazione e per prendere visione delle altre iniziative in programma, può visitare il sito www.economiaefinanza.org.

Cordiali saluti


La Segreteria Organizzativa


in collaborazione con

Barbieri e Associati Dottori Commercialisti

martedì 13 febbraio 2007

Albo unico: le elezioni saranno il 31 maggio 2007

Ieri, il ministro Mastella ha posto la firma sul decreto che fissa al 31 maggio 2007 le prime elezioni per l’Albo unico dottori commercialisti-ragionieri.
Secondo il Dlgs 139/05, il 31 maggio 2007 è proprio l’ultimo giorno utile per lo svolgimento delle elezioni.
Ora si attende la pubblicazione in “G.U.”, a partire dalla quale data saranno formalmente indette le elezioni che dovranno dare nomi e volti ai consiglieri del nuovo Ordine “dei dottori commercialisti e degli esperti contabili”.
Il tutto dovrebbe avvenire, però, senza un regolamento elettorale ufficialmente emanato, dal momento che un regolamento elettorale nazionale sarà emesso solo in presenza del Consiglio che nascerà in virtù delle prossime elezioni.
Con tale interpretazione si avvalora la tesi della nascita di un nuovo Ordine, mentre si allontana sempre di più quella della “fusione per incorporazione” delle realtà preesistenti.